Come scegliere un dominio in ottica SEO: guida aggiornata 2025

Concetto di dominio SEO con mano che clicca su barra di ricerca in stile halftone.

La scelta del dominio è uno dei primi (e più cruciali) step nella creazione di un sito web. Non si tratta solo di trovare un nome interessante, ma di fare una scelta strategica che possa influenzare (anche!) la visibilità del sito sui motori di ricerca.

In ottica SEO, infatti, il dominio può avere un impatto, diretto o indiretto, sul posizionamento organico.

In questo articolo vedremo come scegliere un dominio efficace per la SEO, quali estensioni considerare, e cosa cambia con l’addio a Google.it.

Che cos’è un dominio di sito web?

Il dominio è l’indirizzo che digiti nella barra del browser per visitare un sito web, come ad esempio www.tuosito.it. È ciò che identifica in modo univoco la tua presenza online. Un dominio è composto da diverse parti:

  • Protocollo: https:// indica che il sito è sicuro.
  • Dominio di secondo livello (SLD): è la parte centrale e personalizzabile, come tuosito.
  • Estensione o dominio di primo livello (TLD): è la parte finale, come .it, .com o .org.

Al dominio si aggiunge anche lo slug, ovvero la parte dell’URL che indica una pagina specifica all’interno del sito, come /contatti o /blog/come-scegliere-un-dominio.

Dominio e SEO: c’è davvero una correlazione?

Negli anni passati, era comune utilizzare domini ricchi di parole chiave (es. miglioraspirapolvere.it) per scalare rapidamente le SERP. Oggi, Google è molto più sofisticato: sebbene le keyword nel dominio non garantiscano più un vantaggio diretto, possono comunque influire positivamente se:

  • Rafforzano la rilevanza percepita del sito per l’utente.
  • Rendono l’URL più chiaro e leggibile.
  • Vengono utilizzate in combinazione con una buona ottimizzazione on-site.

In altre parole, il dominio di certo non fa miracoli, ma può dare una spinta iniziale se scelto con criterio.

Il dominio incide davvero sulla SEO?

La risposta breve è: sì, ma in modo indiretto. Il dominio, di per sé, non è più un fattore di ranking determinante come poteva esserlo anni fa, quando l’inserimento di parole chiave nell’URL dava un vantaggio immediato. Oggi Google valuta centinaia di segnali e privilegia l’esperienza utente, l’autorevolezza e la qualità dei contenuti.
Tuttavia, il dominio può comunque influenzare la SEO sotto diversi aspetti:

  • Un dominio breve, chiaro e coerente con il brand è più facile da ricordare e da cercare.
  • Un dominio che contiene una keyword può aumentare il tasso di clic (CTR) nei risultati di ricerca, migliorando la performance complessiva.
  • La storicità del dominio, se positiva, può contribuire a una maggiore fiducia da parte di Google.

In sostanza, scegliere bene il dominio aiuta la SEO, ma non la sostituisce: è un tassello che funziona se integrato in una strategia solida basata su contenuti di qualità, link autorevoli e ottimizzazione tecnica On Page.

Nome del sito e dominio: non sono la stessa cosa

Spesso si fa confusione tra nome del sito e dominio, ma sono due elementi distinti, anche se strettamente collegati.
Il dominio è l’indirizzo web che gli utenti digitano per raggiungere il sito (es. nomesito.it), mentre il nome del sito è quello che appare nei motori di ricerca e nelle schede del browser, ed è definito nei metadati della pagina.
Ad esempio, un sito potrebbe avere come dominio ristoranteverona.it, ma presentarsi con il nome Ristorante da Mario.
In ottica SEO, è importante che ci sia coerenza tra i due elementi: un nome del sito chiaro e riconoscibile, abbinato a un dominio semplice e coerente, aiuta gli utenti a identificare subito il brand e migliora la fiducia e la cliccabilità (CTR) nei risultati di ricerca.

Scelta del dominio: meglio nome brandizzato o keyword-based?

Una delle prime decisioni da prendere riguarda il tipo di dominio:

  • Brandizzato: come “zalando.it”. È unico, memorabile, e costruisce autorevolezza nel tempo.
  • Keyword-based: contiene una parola chiave (es. “vacanzeinmontagna.com”). Può essere utile nei settori molto competitivi o per nicchie specifiche.
  • Ibrido: unisce brand e keyword.

In ottica SEO, oggi è consigliabile dare priorità alla costruzione della brand identity, anche se un riferimento al settore di attività può essere utile solo ed esclusivamente se resta naturale.

Estensione del dominio: conta davvero?

Fino a poco tempo fa, l’estensione .it era la scelta più logica per chi si rivolgeva a un pubblico italiano. Ma con il recente annuncio della chiusura di Google.it, e la migrazione definitiva verso Google.com anche in Italia, è il momento giusto per ripensare la scelta.

Le estensioni non influenzano direttamente il ranking, ma possono aiutare a definire la percezione del sito da parte dell’utente. Alcuni esempi:

  • com: ancora l’estensione più riconoscibile e autorevole a livello globale.
  • it: tradizionalmente usata per il mercato italiano, ma destinata a perdere centralità dopo l’addio a Google.it.
  • org, .net: spesso utilizzate per progetti non commerciali o tech.
  • Nuove estensioni: come .tech, .shop, .agency, o il più recente .ing introdotto da Google Domains.

Conclusione: come scegliere (davvero) il miglior dominio SEO

Facciamo quindi un piccolo riassunto dei punti chiave fondametale per una scelta di dominio SEO-friendly:

  • Preferisci un nome chiaro, breve e facilmente memorizzabile.
  • Evita trattini e numeri se non strettamente necessari.
  • Valuta il brand come elemento centrale del dominio.
  • Inserisci eventualmente una keyword, ma solo se naturale.
  • Considera nuove estensioni creative come .ing se coerenti con l’identità del progetto.

Scegliere un dominio SEO-friendly non è questione di formule magiche, ma di equilibrio tra branding, chiarezza, e coerenza con il pubblico. Investire tempo in questa fase iniziale significa partire con il piede giusto nella costruzione della propria presenza online.

Dominio e intelligenza artificiale: conta davvero per i motori generativi?

Con l’avvento dell’intelligenza artificiale generativa, il ruolo del dominio assume una nuova rilevanza. Strumenti come ChatGPT o i motori di ricerca potenziati dall’AI non si limitano a indicizzare pagine, ma selezionano le fonti in base a criteri di autorevolezza, chiarezza e coerenza. In questo contesto, un dominio ben costruito – semplice, riconoscibile e legato a un’identità chiara – può influenzare la percezione di affidabilità di un sito.
Anche se il dominio da solo non basta, quando è abbinato a contenuti di qualità e a una struttura ottimizzata, può aumentare la probabilità che il sito venga scelto come fonte nelle risposte generate dall’AI.

Investire in un buon dominio oggi non è solo una questione di branding o SEO tradizionale: è anche un passo strategico per essere presenti nei risultati delle ricerche di nuova generazione.